Al TJF Brunod Gallo Barbiero: Gulliver
Brunod, Gallo e Barbiero presentano a Torino il loro nuovo cd, in prima assoluta live

Articolo di Daniela Floris. Foto di Carlo Mogavero per JazzDaniels
Torino Jazz Festival, Bagni Pubblici via Agliè, 29 maggio 2023, ore 18
Gulliver – Jandomusic Via Veneto Jazz VVJ45
Maurizio Brunod, chitarra elettrica ed effetti
Danilo Gallo, contrabbasso
Massimo Barbiero, batteria e percussioni
Toccata e fuga a Torino, in tempo per un concerto pomeridiano ai Bagni Pubblici: uno spazio che oltre a mantenere la preziosa funzione di docce pubbliche è divenuto contemporaneamente prezioso centro socioculturale. Il Festival accende un faro in un quartiere storico della periferia. Un luogo “altro” incornicia e dà valore aggiunto a un evento del Festival. Quando accadono cose simili va dato atto alla direzione artistica (Stefano Zenni) e agli organizzatori di avere avuto sensibilità, lungimiranza, amore per la cultura, in senso lato.
In questo cortile dunque, sold out, va detto, comincia un’ora abbondante di musica coinvolgente e originale.

Il concept del disco è apparentemente semplice: undici brani ispirati quasi totalmente a musica tradizionale di vari luoghi nel mondo, eseguita da tre musicisti che come forma espressiva prediletta hanno l’improvvisazione. Tre musicisti e i loro viaggi.
Eppure appena il concerto inizia ci si addentra in qualcosa di meno definito e ben più profondo del racconto di un’esperienza in Etiopia, o in Norvegia, o in Cile. La musica in cui ci si imbatte non è la ricostruzione di un paesaggio da cartolina: un fiorire di pentatoniche per ricordare la Cina, il suono del tamburello per rivivere la Puglia. Piuttosto si ascolta ciò che quella musica è divenuta quando ha attraversato quei musicisti. Per questo è irripetibile, ed è questo il suo valore.

Il tema di ogni brano è sempre presentato con amorevole cura e rispetto. E’ percepito come materiale sonoro importante, da delineare, prima di porgerne al pubblico la propria personalissima percezione. Può cominciare il contrabbasso di Gallo, mentre Brunod alla chitarra e Barbiero alle percussioni creano il contesto di cui via via quella melodia si nutre (Ethiopian Song). Oppure la chitarra di Brunod, raddoppiata dopo poco dal contrabbasso di Gallo (Cerchi/Reine). O ancora, è la batteria di Barbiero a delineare, come tema, il ritmo cadenzato di un canto piemontese (Maria Giuana). E’ il centro del viaggio, quel tema, ed è atmosfera, ricordo, vissuto, non riproduzione pedissequa.

Delineato il centro del viaggio, i musicisti ne condividono, estemporaneamente, l’incontro, il dialogo reciproco. Una nuova esperienza sonora.

In fondo Brunod, Gallo e Barbiero sono tre mondi che si incontrano e che trovano, magicamente, il modo di comunicare tra loro e stabilire una comunicazione con chi li ascolta. Il loro stesso incontro è il viaggio di ognuno verso la terra inesplorata dell’altro: il mezzo con cui si muovono è il brano di partenza.
El Pueblo Unido, “brano importante”, come lo definisce Gallo nel presentarlo, diventa il mezzo per un dialogo che frutta musica nuova: le percussioni di Barbiero sottraggono marzialità, destrutturandone il ritmo cadenzato, e rendendolo mutevole, impalpabile. Il contrabbasso di Gallo sottolinea, con un suono profondo e un andamento solenne, l’intensità politica del canto. Gli effetti della chitarra di Brunod ridisegnano il tema, pur cantandolo fedelmente: il risultato complessivo è dolente, intenso, poeticamente disincantato. E’ un dopo, raccontato, vissuto, metabolizzato, spogliato di alcune caratteristiche, e rivestito dal passaggio materiale e fisico dei suoni attraverso i corpi, i respiri, le sensazioni, i racconti reciproci estemporanei dei tre musicisti sul palco.



Poiché dunque l’incontro tra mondi diversi è sempre un viaggio, è coerente la presenza di brani originali inseriti nella scaletta (del disco e del concerto). Uno a testa: è il mettere in gioco la propria esperienza, il proprio linguaggio musicale, è donarlo e riaverlo indietro arricchito, cambiato, nuovo.
Time to remember di Brunod vede il suono inconfondibile del contrabbasso di Gallo, che ne pittura l’introduzione con sfumature, intervalli di seconda aumentata, glissando, e improvvisi, sonori, intensi strappi alle corde. L’andamento melodico, iniziale, quasi per quarti de L’ Albero Bianco di Gallo è intrecciato con la libertà contrastante dei battiti di Barbiero e dagli effetti stranianti della chitarra di Brunod. E sfocia nella libertà totale di un’improvvisazione avviluppante dalla quale è difficile divincolarsi, alla fine del brano, quando il contrabbasso rimane da solo a tenere inchiodati al suono.
Le note lunghe della chitarra di Brunod giocano con le incursioni del contrabbasso di Gallo ne La Rete di Barbiero, che vola con batteria e percussioni in un suo mondo sonoro interiore senza mai rimanere incompreso: i tre si parlano, si cercano, trovano mille modi espressivi. E chi ascolta, comprende, conosce, si apre, dunque si arricchisce.
Nessun viaggio ha senso se si erigono muri. Mai come in questo momento un concerto, la musica, in un luogo “altro” come in questo caso, rivestono un’importanza che non è certo soltanto estetica.
E’ valsa la pena di un mio viaggio lampo. A Torino? Anche, non solo.

