VICENZA JAZZ 2023: Hamid Drake, Turiya
Hamid Drake, Turiya: honoring Alice Coltrane

Reportage di Daniela Floris (parole) e Daniela Crevena (foto) – JazzDaniels
Vicenza Jazz The Other Side L’altra metà del Jazz
Teatro Comunale, Sala del Ridotto, ore 22
2 set: Hamid Drake “Turiya: Honoring Alice Coltrane”
Ndoho Ange (danza – parole)
Sheila Maurice Grey (tromba, voce)
Jan Bang (elettronica)
Jamie Saft (pianoforte, tastiere)
Bradley Jones (contrabbasso)
Hamid Drake (batteria, percussioni, voce)
Hamid Drake carezza la batteria con le spazzole. Sheila Maurice Grey è alla tromba con sordina. Jamie Saft tocca leggerissimamente il pianoforte. Bradley Jones fa ronzare il contrabbasso. Jan Bang, agli effetti, concorre a un’atmosfera impalpabile, spirituale. Ndoho Ange comincia a muoversi in una danza inizialmente appena accennata.

Siamo solo all’inizio di un concerto tributo a una musicista pazzesca, alla quale Hamid Drake dedica, sul palco, parole di affetto, e profonda gratitudine, di artista e di uomo: Alice Coltrane, musicista, moglie, madre, artista, così la definisce. Un essere vivente completo, compiuto, che Drake sente il bisogno, profondo, di onorare. “Honoring Alice Coltrane“.
Le spazzole diventano bacchette, la tromba dismette la sordina, l’ Hammond sostituisce il pianoforte, il contrabbasso diventa percussivo, gli effetti esplodono in una specie di danza astratta e intensa, come quella di Ndoho Ange.


E’ una musica spirituale, ma anche sanguigna e profondamente terrena quella di Turiya. E’ fatta di rarefazioni improvvise e inaspettate deflagrazioni di suoni. Di battiti implacabili della grancassa e soffi dei mallets sui rides, note gravi estreme della tromba della stellare Sheila Maurice Gray, e dolci digressioni dell’Hammond. Accordi percussivi a piene mani sul pianoforte e potenti walkin’ bass, ma anche piccoli episodi di canto black che più black non si potrebbe.



E’ una musica intensa, corale, sincera, sentita. Rilassata quando risuona un ritmo reggae, impetuosa nei momenti più free, emozionante quando sfiora creativamente il misticismo di piccoli temi reiterati in maniera circolare.
Una suono ricco, mai esile, che la geniale elettronica di Jan Bang rimpolpa ulteriormente.





Il bis vede interagire la batteria di Hamid Drake e il Rodhes di Jamie Saft. Quando rientrano tutti, si libra nell’aria The Sound of Silence.
Durante i ringraziamenti, viene improvvisato un coro a cappella cui tutti i musicisti partecipano.

Allegra, nostalgica, terrestre, celeste, felice e disperata. Turiya è musica che sembra pensata, suonata, vissuta per arrivare davvero a quell’essere, fortemente percepito come vivente, di nome Alice Coltrane. Anche al pubblico, certo: ma quella musica è per lei.

