VICENZA JAZZ 2022: Joe LovanoTrioTapestry
Il sassofonista e il suo trio con Marilyn Crispell al pianoforte e Carmen Castaldi alla batteria al Teatro Olimpico

Reportage di Daniela Floris (parole) e Daniela Crevena (foto) – JazzDaniels
Vicenza Jazz – Mingus Fingus
Teatro Olimpico, 14 maggio 2022, ore 22
Joe Lovano Trio Tapestry
Joe Lovano, sax e clarinetto
Marilyn Crispell, pianoforte
Carmen Castaldi, batteria
Tapestry, in inglese, significa Arazzo. E ascoltando questo progetto in Trio, appare chiaro il perché la scelta sia andata su questo nome. L’arazzo è un tessuto ottenuto dall’intreccio sapiente tra trama e ordito, fitto, continuo, per ottenere disegni finali complessi.
Sassofono, pianoforte, batteria sono intrecciati dal primo istante, dal primo brano. Cominciano insieme, Lovano con il suo suono profondo, inconfondibile; Castaldi, che con la batteria sottolinea non il ritmo, ma, incredibilmente, la linea melodica; e Crispell, al pianoforte, che costruisce potenti e suggestive ondate sonore.



Il sax improvvisa, il suo suono si staglia potente, rispetto a battiti e accordi. Eppure ciò che si ascolta è un suono complessivo pastoso, denso. I tre rimangono avvinghiati, in una ispirazione reciproca continua.
La sensazione all’ascolto di profonda, intima connessione rimane intatta anche nelle parti in duo.
Se il sax tace, il pianoforte svela quanta sia stretta la relazione del suo suono con quello della batteria.
E’ un suono unico, nuovo, fatto di entrambi i musicisti, in cui non si prevale, ma si dipinge un nuovo, inedito colore.

E questo può accadere in molti modi: ad esempio, Castaldi decide di eliminare i ride e ogni suono metallico per assecondare i suoni scuri del piano. O ancora, se a tacere è quest’ultimo, sassofono e batteria si stringono in un “soffiare” simile: i metalli del sax e dei ride vengono sollecitati con l’aria e con le spazzole, ma il suono ottenuto è simile, quasi uguale. Quel “quasi” crea una tensione enigmatica, attraente.

Non mancano gli assoli. Crispell ha tocco straordinario, un pianismo del tutto personale. Pieno, avvolgente, spesso drammatico. Le ondate sonore, potenti, di volta in volta cupe o solari, assertive o indefinite, influiscono moltissimo su Lovano, quando è il momento di rientrare in scena.

Quando il sax resta solo con la batteria, i fraseggi ampi, evocativi, pieni, intrecciati strettamente con la creatività infinita di Castaldi, non fanno che continuare a tessere la trama sulla quale rientrerà il pianoforte. Quando si ripristina il Trio, tutto appare bilanciato, ogni suono ha uno scopo finale: il disegno sonoro complessivo. Questo è composto da fili di diversi colori, tenui o accesi, accostati per sfumature o a contrasto.


Vale la pena di specificare che la batteria non smette praticamente mai di suonare: è l’elemento di continuità durante tutto il concerto.
Trio Tapestry è Trio, nella sua completezza, per tutto il trascorrere del concerto, anche durante gli assoli: il telaio non smette mai di lavorare. Improvvisazione, parti scritte, strutture predefinite, interplay, concorrono ad un risultato finale che è, oggettivamente, emozionante, suggestivo e autentico. Maestria e istinto creativo, un mix ineguagliabile.

Di seguito qualche foto tratta dal sound check.


