Mirtifante goes to la Tesoriera to attend the Night Dreamers’show – Parte seconda

Daniela Floris

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Parte 2 – ove Mirtifante beve numerose birre con gli amici, ascolta sprazzichi di concerto, osserva il pubblico come fosse un novello Lombroso e torna a casa felice

Ordunque, presentativi il luogo (la Tesoriera col porcaro), il quando (martedì 22 luglio) il chi (io e i miei amici rocchettari) il cosa (il concerto dei Night Dreamers) rimarrebbe da raccontare il perché, ma è tema – in questo periodo della mia vita – di grande difficoltà.

La ragione è presto detta: mentre a casa quando ascolto un disco riesco ad avere una attenzione quasi monastica (e la mia famiglia mi prende costantemente in giro perché divento veramente irraggiungibile, non mi accorgerei neanche se prendesse fuoco la casa), dal vivo nel corso degli anni mi sono sempre più appassionato al concerto come spaccato antropologico della società, e dunque vengo costantemente distratto.

Guardo le età delle persone, le facce, le espressioni, mi immagino le storie, il linguaggio non verbale con cui molti/e vogliono fare capire chi sono (o più spesso chi vorrebbero essere) con dettagli vari (vestiti, urletto “yeah” durante un assolo, orologio patacca finto d’oro, mocassini della Juve, e così via). Un ricco campionario di umanità che trovo sempre mirabolante, che purtroppo però spesso sposta l’attenzione dalla musica a qualsiasi altro elemento.

Non che sia orribile tout court: e del resto il jazz non nasce certo come musica da sala operatoria sterilizzata, ma anzi è ricco di storie di club fumosi e località quantomeno rumorose nella loro attività.

Prima di raccontarvi la scaletta del concerto (d’accordo essere distratti, ma fino a un certo punto) vi ricordo che i Night Dreamers hanno pubblicato un album chiamato “Techné” (per Alfa Music) lo scorso anno, tutto dedicato al mondo dell’automobile e delle sue suggestioni (siamo sempre a Torino, cari amici, patria della macchina, del cioccolato e del calcio).

http://www.ijm.it/component/music/display/847

Loro sono Simone Garino al sax, Emanuele Sartoris al pianoforte, Dario Scopesi al contrabbasso e Antonio Stizzoli alla batteria.

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Mi hanno chiesto esplicitamente di citare nel reportage le camicie modello “Magnum P.I” (abbaglianti come il sole delle Hawaii)  e le macchine modello “Flintstones” (scendi e vai a piedi) di Sartoris come metatesto subliminale del gruppo, che in effetti aggiungono colore all’insieme e creano un immaginario potente, come le uniformi di raso dei Beatles e la motocicletta di Bob Dylan.

La scaletta naturalmente ha previsto l’esecuzione del loro disco, ormai rodatissimo:

Le Mans

Campari El Negher

La Sorte e il Quadrifoglio

The Red Flying Alfa

Mirafiori

Via Fratelli Carle

6C 1750

10 km

L’ Eclair

Con in coda un omaggio a Ennio Morricone attraverso “The Ballad of Sacco & Vanzetti“: il risultato è stato un inusuale finale di concerto lieve e delicato.

Considerato che era il primo concerto post Covid, i Night Dreamers sono sempre una macchina da guerra musicale, rodata e oliata; dettaglio non secondario, sono piaciuti a tutto il pubblico presente, che non era quello classico del jazz club ma invece quello tipico del parco serale dopo tre mesi di chiusura totale, quindi con famiglie, bambini, vecchietti, passanti per caso, e così via.

Trovo particolarmente bello quando il jazz si “apre al mondo”, ed è quello che è successo in questo concerto; questo sicuramente grazie alla simpatica “follia” di chi ha organizzato il tutto, ma anche grazie all’attitudine (musicale e non) dei quattro Dreamers, che pur parlando un linguaggio musicale non semplice si fa capire da tutti, anche grazie alle immagini simboliche della storia dell’automobile.

Sempre in tema di automobile il caro amico Gianni (proprio mentre la musica spingeva su “The Red Flying Alfa”) ci raccontava della “Black Flying Ford”, ovvero di quella volta che, uscito dal matrimonio in cui era testimone dello sposo, tornando a casa è volato giù dalla carreggiata e, pur non essendosi fatto nulla, il gesto atletico ha innescato un simpatico tran tran di controlli, processi, ritiri patente, ore di volontariato per redimersi dai peccati, ecc. Mi è sembrato un finale perfetto per un concerto dedicato all’automobile, e credo anzi che la sincronicità sia sempre presente nella mia vita.

Da Torino (per ora) è tutto: a presto, un caro saluto

vostro affezionatissimo

Eugenio

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