Alba Jazz 2022: Javier Girotto e Aires Tango protagonisti della seconda serata del Festival
Girotto, Gwis, Siniscalco e Rabbia in un concerto suggestivo e appassionato all’ Arena del Teatro sociale

Reportage di Daniela Floris (parole) e Daniela Crevena (foto) – JazzDaniels
Alba Jazz Festival 15 edizione
Arena Teatro Sociale, 1 luglio 2022, ore 21
Aires Tango
Javier Girotto, sax soprano
Alessandro Gwis, pianoforte
Michele Rabbia, batteria e percussioni
Marco Siniscalco, basso elettrico

Nel 1994 al sassofonista argentino Javier Girotto balena l’idea di esprimersi fondendo due linguaggi musicali a lui più vicini, il Jazz e il Tango. Nasce Aires Tango, e da allora il gruppo miete concerti e successo, e ha all’attivo la pubblicazione di dieci dischi. L’ispirazione proviene da artisti come Astor Piazzolla, o Annibal Troilo, o Gardel: il suono di questo gruppo però è unico, naturalmente, per l’unicità dei musicisti che lo compongono.




Pasión Albiceleste, apre il concerto. Dedicato alla passione calcistica di Girotto per la sua Argentina, racchiude alcune delle principali caratteristiche espressive proprie di Aires Tango: il tema, ben netto, esposto dal sax soprano, e doppiato all’unisono dal basso e dal pianoforte. La batteria, che spesso inizialmente è a tratti anch’essa omoritmica con il tema. L’ampiezza delle dinamiche, nella ampia gamma da pianissimo a fortissimo, colmata anche in tempi molto brevi. La ricerca timbrica, data dal passaggio del tema da uno strumento all’ altro. La solida struttura scritta dei brani, che prevede però ampi spazi per l’improvvisazione di ognuno dei musicisti, anche simultanea, grande momento di dialogo sempre serrato e ispirazione reciproca.
Aires Tango è un vero e proprio organismo sonoro. Sono quattro musicisti che quando suonano appaiono simbiotici, e traggono giovamento dalle proprie differenze, che diventano l’humus fondamentale della loro musica.
Le introduzioni al pianoforte di Gwis connotano da subito il senso del brano: potenti, decise, ritmiche (come in Escenas Argentinas), o anche sospese, e quasi fantastiche, quando in duo con la incredibile batteria di Rabbia. Ma Gwis sa sfoderare anche un’indole struggente, appassionata, quando il Tango prevale sul Jazz. E riesce a dare potenza armonica e percussiva quando serve un apporto drammatico al brano.

La batteria di Michele Rabbia è il fondamento irrinunciabile di ogni brano. In Madres de Placa de Mayo, ad esempio, dà il colore, la forza, il volume, l’espressione, la teatralità dolorosa di colpi pesanti, implacabili, che si impastano a un crescendo condiviso e potente del quartetto. La sua infinita forza creativa, la ricerca estemporanea di voci, timbri, che ottiene percuotendo pelli e metalli con bacchette, spazzole, oggetti, delinea il senso del brano.


Brani intimi, come Cronologia del 900, vedono talvolta Girotto indugiare nel registro meno acuto del suo sax soprano, inusuale all’interno di questo progetto. Il pianoforte ne introduce il clima con arpeggi delicati e poetici. La batteria interviene inizialmente solo con piccoli accenni, quasi soffi delicati. Sono melodie malinconiche, dolci, nostalgiche, consone a questo musicista così empatico e comunicativo. E catalizza l’attenzione come quando svela tutta la sua incredibile tecnica in brani travolgenti per velocità e difficoltà armonico – melodiche.


Gwis e Rabbia danno vita a episodi intensi, quando rimangono in due a suonare. Capita, ad esempio, che facciano intrecciare note ribattute all’infinito del pianoforte e i battiti leggeri e fiabeschi di un campanello, o una piccola scatola sonora. E avviluppano chi ascolta in una trama quasi fiabesca.


Il basso di Marco Siniscalco, tanto virtuoso quanto espressivo, non smette mai di pulsare. Parte sicuro nei velocissimi unisoni con il sax, ed è bello il contrasto tra le note squillanti del soprano e le vibrazioni profonde del basso. Ma si scioglie anche in assoli liberi e appassionati ( come in Cronologia del 900). E quando improvvisa insieme agli altri, il suo apporto creativo è fondamentale. Funziona quasi da accentratore di suoni, costruisce la struttura portante complessiva.


Il concerto prosegue fino a quando il sax di Javier Girotto, rimasto solo sul palco, si staglia, affilato, penetrante, nel silenzio assoluto di un pubblico eccezionalmente attento.

Il quartetto si riunisce, il brano si conclude, ed è inevitabile la richiesta, accordata, di un bis: anch’esso suggestivo, ricco di dinamiche, struggente e intenso, finale perfetto per un concerto di grande impatto, come ogni concerto di Aires Tango.





Qui di seguito, le foto scattate al sound check!








